Grande apertura per ParmaJazz Frontiere il 7 novembre con il concerto di Uri Caine & Han Bennink all’Auditorium del Carmine.
(alle 20,30 – Parma, via Eleonora Duse, biglietti: intero €. 18,00, ridotto €. 15,00, infoline: 0521 238158).
Uri Caine (pianoforte) e Han Bennink (batteria): nel loro progetto Sonic Boom (raramente eseguito in Italia) trovano un perfetto equilibrio l’ironica visione del pianista statunitense, oramai presenza consolidata del Festival, e l’irrefrenabile istrionismo del batterista olandese. Dinamiche che salgono e scendono come onde d’un mare in tempesta, ballad improvvisamente squarciate dal tuonare delle percussioni: con Uri Caine e Han Bennink la libera improvvisazione diventa un coinvolgente e teatrale gioco delle parti, intenso, imprevedibile e anche scherzoso. Il loro Sonic Boom è già documentato su disco (su etichetta 816 Music) ma sentirli dal vivo è un avvenimento abbastanza raro.
Uri Caine (Philadelfia, 1956) è uno dei jazzisti più enciclopedici che sia dato ascoltare: la vastità dei suoi interessi si riflette nelle numerose direzioni verso cha indirizzato la propria scrittura musicale, le formazioni da lui stesso guidate, le collaborazioni con altri musicisti (dei più diversi: Don Byron, Dave Douglas, John Zorn, Terry Gibbs, Clark Terry, Paolo Fresu).
Pianista sopraffino quando si tratta di suonare jazz senza fronzoli, Uri Caine ha però raggiunto la più ampia popolarità soprattutto per la sua fervida immaginazione come compositore e creatore di gruppi e progetti musicali. In essi Caine riversa la sua poliedrica ispirazione, la versatilità di un musicista aperto a tutti gli stimoli, pronto a cimentarsi con i ritmi più moderni (col suo trio Bedrock) come con la tradizione ebraica, oppure a rimettere mano sulla storia della musica europea, riscrivendone e rivoluzionandone le pagine più rappresentative: Mahler, Bach, Schumann, Beethoven, Verdi. Alla fama di Caine ha inoltre contribuito la sua posizione preminente all’interno della costellazione della musica creativa statunitense. Ma ciò non esclude che Caine si faccia ascoltare anche in veste di interprete mainstream, nel quale ruolo dimostra appieno la sua notevole abilità pianistica.
In qualunque casella estetica lo si voglia infilare, fatto sta che dagli anni Novanta in qua Caine è tra i musicisti che hanno maggiormente ridefinito il vocabolario jazzistico, portandolo a confronto con il polistilismo tipico delle avventure estetiche postmoderne.
Nominando Han Bennink (classe 1942) si pensa subito a uno dei batteristi più iconoclasti, pittoreschi e imprevedibili. La sua incontenibile fantasia applicata al free dona alla musica completamente improvvisata una forte valenza narrativa. Ma non va dimenticato che il batterista olandese ha dato prove di magistrale virtuosismo a 360° in campo jazzistico, dal dixieland allo swing al mainstream moderno (anche con Dexter Gordon e Sonny Rollins). Rimane comunque il paladino della fervida avanguardia olandese e del jazz progressista in generale (assieme a Eric Dolphy, Steve Lacy, Don Cherry, Misha Mengelberg, il Clusone trio)