Anche Facebook ha il proprio canale Tv. Come Amazon Prime, anche il colosso di Mark Zuckerberg firma il suo personalissimo contributo al sempre più vasto mondo dei contenuti video on demand. Per ora Facebook Watch è accessibile in buona parte del mondo ma non in Italia. Da noi sarà disponibile, sembrerebbe, a secondi. Quali le differenze rispetto ai competitor? Diciamo che ciascuno ha le proprie caratteristiche e che, contro gli allarmismi di tutti coloro che vedono la regolamentazione del Copyright come un rischio per la libera circolazione delle idee, questa declinazione social del vecchio mondo della tv molto fa pensare che si sia spalancato il portone, fino ad ieri era solo una porta prima socchiusa e poi aperta, per una diffusione sempre meno controllata dei contenuti e delle informazioni. Dopo gli Youtuber avremo insomma gli autori di Facebook Watch e chissà che i prossimi dibattiti politici si spostino dai salotti de La 7 o di David Letterman sugli schermi dei cellulari di domani firmati dal vicino di casa in diretta dal baretto.
Al di là di qualsiasi riflessione di ordine deontologico che, come avrete capito da queste poche righe, certamente e inevitabilmente affligge anche questa pagina, questo moltiplicarsi dell’offerta di piattaforme porta, a chi si occupa di comunicazione, una inevitabile riflessione: il domani sarà sempre più fatto di immagini, di emozione veicolata attraverso uno schermo. Dalle pillole che possono girare su Facebook o su Instagram, ai contenuti piu strutturati dei prodotti di intrattenimento. Ciascuno di noi, già da ieri, sarà costretto a saper leggere e usare il mezzo del video. A capire che cosa sia una app di editing, a sapere come veicolare le immagini della propria quotidianità e soprattutto quali.
Il rischio, come sempre, è del dilagare dell’improvvisazione e del fai da te. Così come del proliferare di presunti professionisti improvvisati o di reali esperti magari pronti a cavalcare con prezzi esorbitanti l’onda della necessità di mercato. L’altro, drammatico rischio è quello di un pullulare di clienti che si improvvisano esperti solo perché hanno scaricato l’ultima App alla moda.
Ma in tutta questa confusione esiste forse una preziosa opportunità: quella di una maggior consapevolezza diffusa che permetta a chi ha bisogno di accedere ai nuovi mezzi della comunicazione conoscendoli meglio e sapendo chiedere loro quello che sono in grado di offrire. Che anzi, una maggior esperienza dei mezzi, diventi la preziosa occasione di una richiesta più matura ai professionisti. Costruendo un’autostrada di scambio di idee e mezzi. Come a dire: un paziente più consapevole dei sintomi e della cura meglio interagisce con il proprio medico, quando non vuole sostituirsi alla sua professionalità.
E la scommessa, forse, è proprio questa.