Il 21 agosto il cineasta milanese presenterà alla rassegna cinematografica internazionale il lungometraggio “Il buco”, girato a 700 metri sotto la superficie terrestre. Alle spettacolari scene sul grande schermo faranno eco le immagini inedite, scattate sul set del film, esposte in una mostra fotografica.
Sarà il regista e sceneggiatore Michelangelo Frammartino l’ospite d’onore della ventottesima edizione del Film Festival della Lessinia, in programma al Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova (Verona) dal 19 al 28 agosto.
Il vincitore del Premio Speciale della Giuria alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia sarà in Lessinia il 21 agosto per presentare alla rassegna cinematografica internazionale su vita, storia e tradizioni in montagna il lungometraggio “Il buco”, girato a 700 metri sotto la superficie terrestre, in una delle grotte più profonde del mondo, dove nessun regista non era mai arrivato prima. Per immergersi nelle atmosfere di questa eroica impresa nell’abisso del sottosuolo, tra oscurità e paesaggi mozzafiato, il Festival ospiterà la mostra fotografica con gli scatti inediti realizzati sul set del film “Il buco” da Natalino Russo, fotografo e giornalista, autore di reportage da diversi luoghi del mondo. Speleologo da trent’anni, è attuale vicepresidente dell’associazione La Venta.
Russo ha lavorato muovendosi “in punta di piedi” tra le corde degli speleologi, i cavi dei fonici, la fibra ottica che portava il segnale video all’esterno della grotta, i movimenti di macchina dell’operatore. E in esterno, tra i pastori e i magnifici paesaggi dei monti del Pollino. In esposizione fotografie che testimoniano le lunghe attese e i preparativi, le sorprese e gli imprevisti.
“Il buco” di Frammartinoè ambientato nel 1961. Dopo aver affrontato diverse rischiose esplorazioni nel Nord Italia, un gruppo di giovani speleologi piemontesi alla ricerca di nuove sfide raggiunge le montagne del Pollino, in Calabria, per esplorare la grotta del Bifurto, allora ritenuta la terza grotta più profonda del pianeta. Il regista sceglie di raccontare questa straordinaria impresa con inquadrature mai ravvicinate, con la luce data solo dalle fiammelle di carburo sui caschetti, con una sinfonia ricchissima di suoni catturati nel sottosuolo.
Girato nel corso di tre anni di riprese, interpretato da veri speleologi che hanno utilizzato attrezzature dell’epoca, il lungometraggio illumina il buio, rendendo la stessa grotta protagonista vivente assieme ai suoi esploratori. Nella stessa giornata, il cineasta milanese incontrerà il pubblico del Film Festival della Lessinia con la presenza del cameraman del suo film, Luca Massa (premiato con la Pellicola d’oro come miglior operatore proprio per “II buco”), e di alcuni attori-speleologi protagonisti delle riprese.
È uno degli eventi che la rassegna dedica al mondo contadino e che prevede inoltre la proiezione dell’opera cinematografica “Le quattro volte”, documentario che ha rivelato Frammartino al mondo del cinema, con la partecipazione al Festival di Cannes nel 2010. Ambientato in un paese calabrese in cui il tempo sembra essersi fermato, narra quattro momenti di vita e di morte. C’è il vecchio pastore malato che conduce il gregge sugli alti pascoli delle terre alte calabresi.
C’è un capretto che si smarrisce nel bosco, per morire sotto un grande abete: albero imponente che, abbattuto, viene trascinato e issato sulla piazza del paese per la tradizionale Festa della Pita. C’è il carbone ricavato dal suo tronco: riscalderà le case del villaggio. Non quella del vecchio pastore che si è spento nel suo letto, circondato dalle capre.
Il programma completo della rassegna cinematografica sarà presentato ufficialmente il prossimo 26 luglio, a Verona. Info: ffdl.it