Si stanno tracciando le prime linee portanti dell’edizione 2022 del ParmaJazz Frontiere Festival che, come sempre sotto la direzione artistica di Roberto Bonati, giunge così al suo ventisettesimo compleanno e che avrà l’impegnativo titolo di Movimenti, declinazioni all’Occidente. Si parte il 17 settembre con un concerto di Dominique Pifarely & Francois Couturier per terminare il 6 novembre con gli NRG Bridges, il trio nato dall’incontro fra Gianluigi Trovesi e i Novotono, il duo dei fratelli Adalberto e Andrea Ferrari. In mezzo tornano alcuni caposaldi che da anni strutturano questo Festival, mirabilmente giocato sull’incontro fra ospitalità, produzione e didattica: torna quindi l’appuntamento con Una Stanza per Caterina, l’appuntamento con la dimensione femminile della musica pensato per ricordare Caterina Dallara, imprenditrice e amica storica del Festival. Imprescindibile il ritorno di Cartoons!, il concerto per i più piccini di tutte le età che va a rileggere in chiave jazz il vasto repertorio della musica per film d’animazione. Due i fondamentali momenti dedicati alla formazione: a partire dal tradizionale workshop con i giovanissimi allievi del Liceo Bertolucci, quest’anno tenuto da Giacomo Marzi; per finire con il prestigiosissimo European Jazz Workshop: gli allievi di cinque accademie jazz di respiro internazionale si ritrovano a Parma per un momento di approfondimento musicale con il Maestro Bonati. Le accademie sono quelle di: Academy of Music di Oslo, Conservatorio Boito Parma, Hochschule für Musik – Nürnberg, Faculty of Performing Arts – Stavanger University, The Royal Conservatoire of Scotland. Al termine un grande concerto che, emblematicamente, il Maestro Bonati ha voluto intitolare Time of War, Time for Peace.
Torna – parliamo a questo punto di produzione – il suggestivo momento della Chironomic Orchestra: un concerto in cui la potente emozionalità nasce proprio dall’incontro strabiliante fra conduzione e improvvisazione e che, negli anni, è diventato oramai un importantissimo momento della specificità di questo festival che da sempre indaga sul dialogo fra i mille ingredienti del linguaggio del jazz e della ricerca.
Prossima tappa la definizione dell’immagine del Festival che, come sempre, sarà affidata alla potente creatività di Pietro Bandini: “L’immagine è sempre un po’ l’imprimatur della nuova edizione del Festival – ci spiega Bonati – il sigillo visuale del messaggio che decidiamo di lanciare ogni anno con la musica.” Centrale, infatti, il rapporto del Festival con tutte le altre arti, in particolare con quelle visive e con la fotografia che disegna ogni anno il volto del Festival: una sorta di fil rouge che attraversa le differenti edizioni in un mosaico di volti e di personaggi misteriosi fuori dal tempo.